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Valeria Gentile, Essenza sarda

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Valeria Gentile è nata a Nuoro nel 1985. Scrittrice e girovaga, è tornata in Sardegna. In questa intervista non si è limitata a raccontare se stessa e la sua attività, ma ha fatto anche un esercizio di scrittura.

Valeria, nel tuo palmarès già numerose pubblicazioni e importanti collaborazioni, hai studiato e lavorato fuori, poi sei rientrata. Da dove sei partita e quando e perché sei tornata in Sardegna?

Sono tornata in Sardegna molte volte: da Firenze nel 2008, da Roma e Perugia nel 2010, da Torino nel 2014. Il mondo mi chiama ma al richiamo della Sardegna non so mai resistere. Ora sono tornata stabilmente nell’isola perché a trent’anni le priorità si legano più saldamente alla terra, alle radici, alla praticità. E questo luogo mi rende felice come nessun altro al mondo: l’insularità interiore è una cosa che si riconosce subito negli isolani, è un segno particolare.

Una certa malinconia chic, dolorosa e appagante, che prima o poi nella vita diventa una certezza stampata sulle espressioni del viso, incastrata tra le movenze del passo, nella cadenza del portamento: la certezza – dopo secoli e millenni di tanto vagare, oltre miglia nautiche in cui vincere e perire – che fuori non si può trovare ciò che più serve e ciò che più si ama. Non tanto quanto nel voltarci qui, nell’interno e sulle coste delle nostre pelli belle, svelando ai nostri stessi occhi meraviglie che – in fondo ancora ingenui e stolti – non credevamo di possedere in noi.

La Sardegna dei banditi è un viaggio tra i luoghi meno conosciuti dell’isola. Qual è la storia di questo libro e per chi l’hai scritto?

La Sardegna dei banditi è un viaggio letterario di 170 pagine edito da Giulio Perrone Editore. Sette capitoli per sette paesi sardi, ognuno legato a un bandito della nostra letteratura; l’ho scritto come omaggio e ispirazione per tutti i sardi, giovani ma non solo, che resistono a qualsiasi tipo di invasore, colonizzatore dei nostri spazi mentali.
Io sono l’Isola bandita. Io sono la parte di verità che resta in ombra, la narratrice di storie mai esistite, io sono la banditessa che danza sui fiori. No, non mi frequento, non arredo i miei spazi interiori; non credo perché non vengo creduta. Messa al bando dalla mia stessa autorevolezza, ho una taglia sopra la testa che vale meno di zero. Sono l’Isola bandita da se stessa, esiliata, allontanata, espulsa. Confinata dal proprio valore. Eppure – sento sulle coste e sulle valli, sui pendii e sulle ciglia – questa sconfitta di pece non mi appartiene.

Hai studiato storytelling alla scuola Holden di Torino. Di che tipo di storytelling ha bisogno la nostra isola per essere conosciuta al di fuori dei suoi confini e spesso, anche dai sardi?

Raccontar storie è qualcosa che fa parte degli istinti primari dell’essere umano. Ascoltare o leggere la storia di qualcuno in cui possiamo ritrovare la nostra è molto importante per la nostra sopravvivenza, cosa che si può estendere a interi popoli e civiltà. La Sardegna è da sempre terra di storie, basti pensare a scrittori e artisti sardi di fama internazionale; ma è anche stata senza voce talmente a lungo che ora siamo ancor più affamati di storie: così abbiamo sviluppato un amore segreto per l’arte espressiva (lo storytelling rientra in qualsiasi campo) che sta portando molti di noi a far riscoprire l’isola in tutto il mondo.
Dopo queste storie nette, terse, nitide come davanti ai nostri occhi, noi non siamo stati più gli stessi: e abbiamo cominciato a bramare. A bramare forte. A volere intensamente una rivalsa, dovunque e comunque e a qualsiasi costo, una rivincita sotto forma solida, liquida o gassosa che ci cavasse fuori dalla pelle quel marchio di sangue perituro, che ci tirasse fuori da quel destino errante di solitudini e nomi scritti in rosso, che ci finisse, ci completasse, ci rendesse finalmente uomini e donne interi nel nostro vivere.

Collabori con tua madre al progetto L’Essenza – Oasi sensoriale, un posto che non ha eguali in Sardegna in quanto a concept, servizi offerti e mix di competenze. Cosa vi ha ispirato?

Spesso mi capita di sentire i progetti di nuovi imprenditori che per inventarsi qualcosa di nuovo si ispirano alle realtà di fuori, che siano vincenti e di successo. Ma studiare tutto ciò che il mondo ha da insegnarci non significa che da lì arrivi la nostra soluzione: per creare qualcosa dobbiamo viaggiare interiormente. L’Essenza – Oasi sensoriale è un luogo magico che si è ispirato alla realtà di dentro: io e mia madre ci siamo guardate nel profondo, ognuna con la propria storia ma entrambe legate alla terra e alle piante, e abbiamo materializzato la nostra idea di Sardegna semplicemente mettendo in gioco i nostri desideri. Ci siamo chieste che cosa avrebbe reso felici noi per prime, e abbiamo unito le sue competenze nel campo di fitoterapia e aromaterapia e le mie nel campo della comunicazione e del marketing. Dopo soli tre anni L’Essenza lavora tutto l’anno accogliendo ospiti da più di venti paesi del mondo, offrendo un percorso sensoriale legato agli oli essenziali di piante endemiche dell’isola.

Siete entrati nel circuito Sardex.net tre anni fa. Come siete venuti a conoscenza del circuito e come state lavorando? 

Una struttura ricettiva fuori dagli schemi non sempre è accolta di buon grado e purtroppo sin dall’inizio facciamo molta fatica a fare rete nel territorio, a parte qualche felice eccezione. La filosofia di Sardex, ancor prima di conoscerla, è una delle linee guida che ci siamo poste, quindi ci siamo sentite finalmente capite quando parlavamo di fiducia, collaborazione, relazione win-win, innovazione attraverso la reciprocità. Dopo un primo periodo lento nel circuito speriamo che da quest’anno molti più imprenditori sardi si concedano una fuga relax da noi!
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